Mobbing: cosa fare (e quando)

Chi subisce un’azione di mobbing si trova davanti almeno tre ordini di problemi: le azioni di rivalsa, la ricollocazione lavorativa e il proprio benessere.

 

 

mobbing

 

Mobbing: le azioni di rivalsa

La questione che solitamente viene vissuta come prioritaria rispetto ad ogni altra è quella della rivalsa. Il sentimento iniziale più diffuso nel mobbizzato è quello di subire un’ingiustizia, un torto, delle vessazioni; si individuano uno o più colpevoli  (il capo, i colleghi, entrambi), ci si focalizza sui danni materiali subiti (perdita del lavoro, perdita economica, perdita di carriera, ecc.) e si matura un forte desiderio di vendettaL’idea che sia possibile ottenere un risarcimento, una rivalsa, una rivincita, spinge il mobbizzato a rivolgersi ad un avvocato specializzato in diritto del lavoro per affrontare una causa.


 

Mobbing: la ricollocazione lavorativa

Il secondo aspetto su quale ci si concentra è la ricollocazione lavorativa. Una volta acquisita consapevolezza che il proprio percorso nel vecchio posto di lavoro è da considerarsi concluso, è necessario pensare al futuro, e trovare un nuovo lavoro.  Le inevitabili difficoltà connesse ad una tale attività (la crisi incombente, l’età non più giovanissima, le competenze ferme a qualche anno fa, la grande quantità di concorrenti per ogni ricerca di personale) generano sentimenti di sfiducia, angoscia e ansia che vanno ad aggravare uno stato di salute psicofisica già non al meglio.


 

Mobbing: riconquistare il benessere psicofisico

La terza ed ultima questione in ordine temporale sulla quale ci si concentra è quella del proprio benessere psicofisico. Lo stress derivante da mesi (a volte anni ) di vita lavorativa difficile e faticosa, la rabbia e i rancori accumulati nel tempo che, anziché scemare, aumentano e si irrigidiscono nelle difficoltà che si incontrano nell’azione legale, l’esito sempre incerto della ricerca di un nuovo lavoro generano un circolo vizioso di energia negativa che amplifica il proprio disagio, per cui alla fine si ricerca un supporto psicologico.


 

Cosa fare

Al netto della considerazione che situazioni come quella descritta sono comunque sempre difficili da gestire, non fosse altro perché quando si è coinvolti in prima persona difficilmente ci si può ricondurre ad un’esperienza simile vissuta nel passato, uno degli errori che si compie – e che peggiora  la situazione – è l’ordine di priorità che si dà alle tre questioni elencate.

Solitamente infatti la sequenza è proprio quella descritta:

Rivalsa legale –> ricerca di lavoro –>supporto psicologico

Non ci si rende conto invece che la questione prioritaria da affrontare è proprio quella del proprio benessere, così da potersi impegnare nelle altre due attività al meglio della propria condizione psicofisica ed ottenere così i migliori risultati.

Un adeguato sostegno psicologico infatti, oltre ad aiutare l’individuo a gestire i sintomi ed a migliorare il proprio status psicofisico, può anche offrire un supporto nella ricollocazione lavorativa attraverso il bilancio delle competenze oltre che una valutazione, ovviamente di concerto con un professionista legale, riguardo la sussistenza dei presupposti necessari ad avviare un percorso risarcitorio.

Per ulteriori informazioni prova a compilare il nostro questionario mobbing.

 

 

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